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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via del Colosseo [1] (R. I – Monti)  (da largo Corrado Ricci a largo Gaetano Agnesi)

La via prende il nome dall’anfiteatro al posto del quale era lo “stagnum” della Domus Aurea di Nerone e ch’era alimentato dalle acque delle circostanti colline e dell’acquedotto Neroniano.

La costruzione del Colosseo, che si eleva per un’altezza di 57 m e per una circonferenza esterna di m. 527, in luogo del precedente stagno, fu opera difficile ed audace. L’asse maggiore è lungo m.188, il minore m.156; l’arena misura m.76 x 46; il podio è alto 3 m e l’inclinazione della cavea è di 37 gradi sulla base.

Cominciato a costruire da Vespasiano (69-79) [2], fu inaugurato, forse non interamente finito, da Tito nell’anno 80. Il materiale fu fatto venire dalle cave delle Acque Albule sotto Tivoli, ove fu appositamente costruita, fino a Roma, una strada larga 6 metri.

Prese il nome di Colosseo dalla statua chiamata "Colosso" elevata da Nerone (54-68) [3], alta 30 metri, con i raggi dell’aureola lunghi 6 metri, nel vestibolo della sua domus transitoria. La testa, che ritraeva l’immagine di Nerone fu poi ritoccata per farla somigliare a Tito (79-81) e più tardi sostituita con quella di Commodo (180-192).

Il rudere superstite, ancora in loco, fu recentemente tolto e sostituito da una lastra di marmo che indica il posto che occupava, dopo che Adriano (117-138) l’ebbe spostato per la costruzione del tempio di Venere e Roma. L’architetto Decriano, per eseguire lo spostamento, si servì di 24 elefanti. 

Nel lato nord di via del Colosseo, verso largo Gaetano Agnesi, si trovano avanzi delle Terme di Tito, come pure, nella vicina via della Polveriera, un’abside in laterizio.

Ove il prolungamento di via della Polveriera sbocca nella via del Colosseo si incrociavano, a poca distanza, due strade. Al punto di incrocio, si trova un avanzo del “compitum Acilii, o Acilium” quale l’ebbe a rinnovare Augusto.

L’edicola al n° 68 della via del Colosseo è del XVI sec.

La chiesa di Santa Maria in Carinis: Anche la chiesa Melchita in Santa Maria "in Carinis" [4] ebbe il suo tempio, officiato dai Basiliani Greco Melchiti, melchitaristi del Libano, che nel 1809 acquistarono dai Cistercensi l'annesso palazzo per la loro abitazione.

La misera casa dei Melchiti, oggi non è più esistente. L’unica memoria di questo luogo è conservata il un acquarello di Achille Pinelli che rappresenta l’ingresso della chiesa simile a quello che vediamo oggi.
La zona, nella quale sorse la chiesa di S. Maria in Carinis, delimitata dalle vie degli Annibaldi, via Cavour, via dei Fori Imperiali ed il Colosseo, ebbe grande importanza già cinque secoli avanti Cristo.
Il predicato “in Carinis” veniva dall’antica contrada delle “Carinae” che si estendeva tra il Colosseo e l’attuale via di San Pietro in Vincoli, dove dalle propaggini dell’Esquilino affioravano due enormi massi che avevano forma simile alle “carene” delle navi dell’epoca.

La cappella, documentata fin dal XII secolo e individuabile, nei pressi della via del Colosseo, nella pianta di Roma antica, medioevale e moderna ricostruita da Rodolfo Lanciani, tra il 1893 e il 1901, era inglobata nell’edificio monasteriale. Dopo il 1870, le opere di ristrutturazione urbana della zona che comportarono massicci sventramenti e demolizioni per l’apertura, in particolare, della via Cavour, hanno cancellato ogni memoria tangibile del piccolo luogo di culto ma non la sua memoria storica [5]. L´insegna della Chiesa è tuttora l’architrave di una porta della via al n. 61

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[1] )            Profetizzò il Venerabile Beda (679-735) : "quomdiu stabit Coliseus stabit et Roma; quando cadet Coliseum cadet et Roma; quando cadet Roma cadet et mundus”.

[2] )            Vespasiano avrebbe innalzato i primi tre ordini ; Tito il 4° e il 5°, mentre il « moenianum summum », cioè la gradinata di legno a ridosso dell’attico esterno sarebbe stata eseguita da Domiziano (usque ad clipea).

[3] )            “Vestibulum eius fuit, in quo colossus. CXX pedum staret ipsius effigie; tanta laxitas ut porticus triplices miliarias haberet” (Svetonio, Nero 31) (“aveva un vestibolo in cui era stata alzata una statua colossale di Nerone, alta 120 piedi; era tanto vasta che la circondava un portico a tre ordini di colonne”).

[4] )            Nei suoi pressi deve ricercarsi la sede dell'antica "Pretura Urbana".

[5] )            Da "APOSTOLATO UNIVERSALE” Continuità e sviluppo. (Rivista semestrale dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti, anno IV, n. 7/2002).

Targa stradalebis

Lapidi, Edicole e Chiese lungo la via

Via del Colosseo angolo via della Pace - Santa Maria in Carinis

Via del Colosseo n-1 - Stemma 1887 (2)

Via del Colosseo - Edicola angolo via del Colosseo via Cavour

Via del Colosseo n-3 - Edicola

Via del Colosseo n-3 - Lapide Settimio Maurizibis

Via del Colosseo n-10 - Lapidebis

Via del Colosseo n-12 - Meridianabis

Via del Colosseo n-15 - Edicola

Via del Colosseo n-16 - Edicola nella piazzetta ad Nives

Via del Colosseo n-70 - Lapidebis

Via del Colosseo_testa al n-70bis

Via del Colosseo angolo via della Pace - Resti della Cappella di Santa Maria in Carinis

Una cappella chiamata Santa Maria in Carinis è documentata sin dal XII secolo, posta nell’antica contrada delle “Carinae” che dal Colosseo si estendeva fino a San Pietro in Vincoli dove, dalle  propaggini dell’Esquilino, affioravano due enormi massi che avevano forma simile alle “carene” delle navi dell’epoca.
(Segue sotto l’ingrandimento...)

Via del Colosseo n.1 - Stemma 1887

Via del Colosseo angolo via Cavour - Edicola del XVIII sec.

Via del Colosseo n.3
Edicola - Madonna con Bambino

Via del Colosseo n.3
Targa di proprietà

Via del Colosseo n.10
Targa di proprietà

Via del Colosseo n.12 - Meridiana

Via del Colosseo
Edicola dell´Immacolata
del XIX sec. al n. 17

Via del Colosseo n.16
Edicola, nella piazzetta ad Nives, della Madonna di Lourdes, del XX sec.

Via del Colosseo n.70
Targa di proprietà

Via del Colosseo n.70
Altorilievo del XX sec.
Immagine della Madonna?

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